La mia storia
Era il1985. In quel periodo studiavo alla facoltà di medicina veterinaria di Parma ed ero terribilmente concentrato nel superare un esame dietro l’altro. Non c’era quasi il tempo per godersi la buona riuscita in un esame che bisognava subito iniziare a studiare per il successivo. E’ in una delle rare pause che mi concedevo all’epoca che decisi di regalarmi un bel disco.
Mi recai così nel centro di Genova, dove vivevo e dove attualmente lavoro, in un negozio di dischi. E’ qui che ho avuto il primo impatto con Pat Benatar. Ricordo perfettamente di essere rimasto colpito dalla copertina di “Tropico” e immediatamente chiesi al negoziante se potevo ascoltare il disco. Fui letteralmente rapito dalla musica e lo ascoltai da capo a fondo quasi stupito che il negoziante non si spazientisse.
Erano molte le influenze musicali che all’epoca mi attiravano ma quella di Pat Benatar dominava su tutte. Cercavo così di sensibilizzare anche gli amici finchè mi ritrovai in uno dei primi viaggi estivi all’estero con il mio amico Dena a cantare per le strade della Scandinavia “Painted desert” e “We belong” a squarciagola.
All’inizio degli anni 90 in Italia si persero le tracce di Pat Benatar che nel corso degli anni ha diminuito la promozione dei suoi dischi in Europa. Io d’altro canto stavo entrando nella delicata fase di ingresso nel mondo lavorativo e non mi preoccupai più di tanto della mia cantante preferita. Qualche anno più tardi mia moglie andò a trovare sua sorella che all’epoca viveva a Stanford in California. Le chiesi così di comprarmi degli album di Pat Benatar eventualmente non reperibili in Italia. Tornò con “Innamorata”.
Il cd mi diede una scossa e mi fece capire che in Italia non sapevamo più nulla su Pat non perché la sua carriera artistica fosse finita ma semplicemente perché l’attività promozionale delle case discografiche avevano ridotto i confini di azione. Da lì ad avere tutte le informazioni su internet il passo fu breve. E’ così che scoprii come l’attività concertistica di Pat e Neil fosse estremamente intensa ogni anno.
Un’idea allora mi è sorta spontanea: perché non andare una volta nella vita a vedere dal vivo la mia cantante preferita direttamente in America ? Detto fatto. Nell’estate del 2004 mi sono regalato una delle più belle vacanze della mia vita. Ho comprato i biglietti per due concerti via internet e sono partito per New York. Al B.B.King Blues Club, nel cuore di Times Square, ho coronato il mio desiderio di assistere ad un concerto di Pat a pochi metri dal palco in un’atmosfera surreale seduto a tavolino e coccolato dalle gentili cameriere del locale.
Niente comunque a confronto con quello che è successo nel secondo concerto al Turning Stone Casinò di Verona. Qui, per una serie fortunata di eventi, ho conosciuto alcuni irriducibili fans di Pat Benatar, tra cui la simpaticissima Robin e l’imperscrutabile Harold Bottomley del fun club americano. Quella sera la fortuna girava decisamente dalla mia parte perché senza quasi rendermene conto da lì a pochi minuti venivamo accolti nel suo camerino da Pat Benatar in persona.
Ricordo ancora come in un’azione da moviola quando percorrevo il corridoio che mi conduceva da lei,che a braccia conserte e con un sorriso quasi interrogativo ci stava per accogliere. Ma stavo sognando o ero “Wide awake in dreamland” ? L’accoglienza fu tanto splendida quanto naturale con tutti i componenti della band, Neil compreso, che si davano da fare per farci sentire a nostro agio. Dopo venti minuti di convenevoli, foto e autografi Pat si congeda da me abbracciandomi e mi dice “Ciao bello!” Svenire sarebbe stato semplice ma ho resistito.
Sono trascorsi più di due anni da quell’incontro e nel frattempo è maturata in me l’idea di colmare un vuoto tutto italiano su Pat Benatar con un sito internet con traduzione in inglese in modo che sia fruibile da chiunque.
L’energia positiva che Pat e Neil trasmettono con la loro attività e che si riflette su tutti i fans spero possa trasparire anche da queste mie pagine.
Ciao
Luca Ansaldo
Let’s your dream become true
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